La norma UNI 11419 è stata scritta con lo specifico obiettivo di conferire una linea guida per l’acquisto dei pallet al di fuori dei grandi circuiti di pooling, quelli che, tra le varie tipologie di pallet esistenti, vengono chiamati notoriamente “a perdere” e che in Italia costituiscono la maggior parte dei pallet in circolazione. La norma ha un intero capitolo dedicato a tutte le direttive e i dettagli specifici che il pallet deve avere e che si differenziano a seconda del tipo di prodotto che devono trasportare e del loro utilizzo.
Dopo la preliminare fase di scrittura ce ne sarà una seconda, che sarà maggiormente focalizzata sulle possibilità applicative legate ad un sistema di identificazione dei pallet che sia più preciso ed attendibile in termini di:
Per la stesura di questa norma è stato riunito un gruppo di lavoro ad hoc che riuscisse a dare voci a tutti gli aventi diritto, con collaboratori del calibro della dottoressa Paola Visintin , Claudio Famone di Federlegno , Ubaldo Montanani (parte tecnica e di tracciabilità), Cesare Furnaletto di SGS (reparto di verifica).
Altri protagonisti che hanno preso parte alla stesura abbiamo il CRIL (centro ricerche imballaggi legno e logistica) di Viadana, un laboratorio dedicato ai pallet e al legno, la parte acquisti con Giuliano Visalli, responsabile acquisti di Number1, e dulcis in fundo sono stati coinvolti anche alcuni delegati delle segherie.
Quali pallet riguardano la norma?
Vediamo insieme qualche numero interessante. Partiamo dal fatto che, in italia, vengono prodotti 100 milioni di pallet ogni anno, tra cui:
Nel mondo del pallet la tipologia di legno adottato incide sul prezzo finale di circa il 70%, un millimetro in più e in meno può fare la differenza ma anche un notevole impatto sulle prestazioni. Complice la mancata conoscenza di chi acquista, spesso le trattative commerciali diventano una gara al ribasso, influenzando negativamente tutto il processo di movimentazione e spedizione delle merci.
La norma mira proprio a fare chiarezza e regolare maggiormente nella fase di acquisto e permette di limitare i danni possibili nelle operazioni logistiche, ma anche con l'obiettivo di attribuire e dividere nel modo più giusto ed equo possibile le responsabilità fra produttore e compratore. In questo modo è possibile avere una sorta di certificazioni di qualità, a protezione degli acquirenti. una scelta che resta libera ma diventa più consapevole.
La fase di identiciazione trattamenti/tracciabilità/protezione
La norma UNI11419 prevede che i pallet abbiano un sistema di tracciabilità ma non specifica quale tecnologia debbano utilizzare.
Identificazione dei pallet attraverso RFID è possibile?
La soluzione Rfid di tracciabilità insieme ad altre alternative tecnologiche, può essere usato per certificare l’avvenuto passaggio, ma è un mondo ancora tutto da esplorare. Bisognerebbe prima di tutto capire quando applicare il tag, se durante la produzione (un tag interno per cui comunque non esiste ancora uno standard predefinito) o in un processo successivo, caso in cui si aprono diverse domande:
Ma ha davvero senso utilizzare dei tag robusti e resistenti dal costo di un euro su un pallet da 6-7 euro? Bisogna anche capire la finalità della identificazione tramite RFID, se serve come protezione dai furti o come supporto per la tracciabilità. Nel primo caso sarebbe meglio avere dei tag interni difficili da rimuovere, nel secondo esterni e facili da controllare. Le tecnologie al momento più utilizzate sono quelle tramite barcode con etichette robuste che vengono pinzate sul pallet stesso e servono come supporto di identificazione per determinati prodotti per lo più nel settore delle ceramiche oppure il marchio visibile a fuoco del lotto o il tipo di trattamento subito.
SCHEDA DELLA NORMA
www.uni.com
Titolo: Pallet requisiti minimi per la stesura di un capitolato tecnico di approvvigionamento
Commissioni tecniche: imballaggi - pallet, casse pallet e accessori
Data entrata in vigore: 23 giugno 2011
Dopo la preliminare fase di scrittura ce ne sarà una seconda, che sarà maggiormente focalizzata sulle possibilità applicative legate ad un sistema di identificazione dei pallet che sia più preciso ed attendibile in termini di:
- identificazione del pallet, secondo la tipologia specifica,
- tracciabilità, per rendere più semplice il lavoro di chi si occupa di sistemi di movimentazione dei pallet nei magazzini,
- protezione da furi,
- anticontraffazione,
- certificazione di avvenuto trattamento fitosanitoario,
Per la stesura di questa norma è stato riunito un gruppo di lavoro ad hoc che riuscisse a dare voci a tutti gli aventi diritto, con collaboratori del calibro della dottoressa Paola Visintin , Claudio Famone di Federlegno , Ubaldo Montanani (parte tecnica e di tracciabilità), Cesare Furnaletto di SGS (reparto di verifica).
Altri protagonisti che hanno preso parte alla stesura abbiamo il CRIL (centro ricerche imballaggi legno e logistica) di Viadana, un laboratorio dedicato ai pallet e al legno, la parte acquisti con Giuliano Visalli, responsabile acquisti di Number1, e dulcis in fundo sono stati coinvolti anche alcuni delegati delle segherie.
Quali pallet riguardano la norma?
Vediamo insieme qualche numero interessante. Partiamo dal fatto che, in italia, vengono prodotti 100 milioni di pallet ogni anno, tra cui:
- pallet normalizzati (circuito EPAL)
- quelli dell’industria chimica (pallet CP)
- quelli forniti dai circuiti di pooling (chep oipr) che seguono un preciso capitolato
Nel mondo del pallet la tipologia di legno adottato incide sul prezzo finale di circa il 70%, un millimetro in più e in meno può fare la differenza ma anche un notevole impatto sulle prestazioni. Complice la mancata conoscenza di chi acquista, spesso le trattative commerciali diventano una gara al ribasso, influenzando negativamente tutto il processo di movimentazione e spedizione delle merci.
La norma mira proprio a fare chiarezza e regolare maggiormente nella fase di acquisto e permette di limitare i danni possibili nelle operazioni logistiche, ma anche con l'obiettivo di attribuire e dividere nel modo più giusto ed equo possibile le responsabilità fra produttore e compratore. In questo modo è possibile avere una sorta di certificazioni di qualità, a protezione degli acquirenti. una scelta che resta libera ma diventa più consapevole.
La fase di identiciazione trattamenti/tracciabilità/protezione
La norma UNI11419 prevede che i pallet abbiano un sistema di tracciabilità ma non specifica quale tecnologia debbano utilizzare.
Identificazione dei pallet attraverso RFID è possibile?
La soluzione Rfid di tracciabilità insieme ad altre alternative tecnologiche, può essere usato per certificare l’avvenuto passaggio, ma è un mondo ancora tutto da esplorare. Bisognerebbe prima di tutto capire quando applicare il tag, se durante la produzione (un tag interno per cui comunque non esiste ancora uno standard predefinito) o in un processo successivo, caso in cui si aprono diverse domande:
- quale tag utilizzare
- come applicarlo
- dove applicarlo
- come prevenire evntuali problemi di lettura del tag dovuta a umidità o deterioramento
Ma ha davvero senso utilizzare dei tag robusti e resistenti dal costo di un euro su un pallet da 6-7 euro? Bisogna anche capire la finalità della identificazione tramite RFID, se serve come protezione dai furti o come supporto per la tracciabilità. Nel primo caso sarebbe meglio avere dei tag interni difficili da rimuovere, nel secondo esterni e facili da controllare. Le tecnologie al momento più utilizzate sono quelle tramite barcode con etichette robuste che vengono pinzate sul pallet stesso e servono come supporto di identificazione per determinati prodotti per lo più nel settore delle ceramiche oppure il marchio visibile a fuoco del lotto o il tipo di trattamento subito.
SCHEDA DELLA NORMA
www.uni.com
Titolo: Pallet requisiti minimi per la stesura di un capitolato tecnico di approvvigionamento
Commissioni tecniche: imballaggi - pallet, casse pallet e accessori
Data entrata in vigore: 23 giugno 2011